“Sa Essida”, le centoquattro edizioni del nonnino di Nulvi

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Andrea Mulargia assiste alla discesa dei candelieri dalla chiesa di San Bonaventura.

 

Nulvi, Andrea Mulargia

NULVI 20 agosto 2013 – Sta sull’uscio della chiesa di San Bonaventura e da lì guarda i tre ceri, imponenti, che emergono dal fiume di fedeli e di curiosi che li seguono per tutto il paese. Li osserva, come fa ogni anno, sempre da quella posizione, e li trova immutati come li ricorda da cent’anni. Andrea Mulargia all’anagrafe ha compiuto 104 anni e “Sa Essida”, con protagonisti gli enormi ceri che il 14 agosto sciolgono il voto all’Assunta, la ricorda sempre così.

 

Uguale, da quando era bambino, quando anche lui, con fede e devozione alla Vergine patrona di Nulvi, si inerpicava per le strette vie del paese, seguendo il percorso dei tre grandi ceri. Un rito immutato che affonda le sue radici nel medioevo e che ogni anno si ripete per le vie del piccolo centro dell’Anglona.

 

I ceri entrano agili nelle strette vie del centro storico, scompaiono veloci dietro gli angoli delle case dalle facciate antiche e cariche di storia. Enormi pale alte quasi dieci metri che sfiorano gli spigoli delle abitazioni, sovrastandole in altezza, portati sulle spalle da uomini che quella giornata l’attendono con trepidazione quasi tutto l’anno.

 

Uomini pronti a farsi carico di un grande peso, quasi nove quintali, tra piedistallo in legno e la parte superiore che ricorda un altare ligneo, saldamente ancorata con funi e tiranti alla base. Quattro uomini alle funi e sedici portatori che possono arrivare sino a 50, quando il candeliere viene trasportato rovesciato; uomini che mettono alla prova la propria resistenza, e lo fanno con fede e devozione alla Vergine Maria.

 

Nulvi, candelieri alla chiesa di San BonaventuraUomini che, emigrati in cerca di lavoro, tornano al loro paese soltanto per portare i candelieri il 14 agosto. Uomini che, venuti ad abitare a Nulvi, sono stati conquistati dal fascino, dall’emozione della tradizione e dalla devozione alla Madonna. Uomini che appartengono a tre gremi, sos Messajos, sos Mastros e sos Pastores, tre corporazioni di lavoro ciascuna con un suo candeliere che rende omaggio alla Vergine Assunta. E dopo la partenza, per loro è una corsa sino alla chiesa di San Bonaventura.

 

È qui che li aspetta il centenario, la memoria storica di un paese profondamente legato alle tradizioni. Appoggiato al suo bastone, dall’ingresso della chiesa l’anziano uomo fissa i tre grandi ceri che i portatori hanno appena poggiato sul piazzale del convento. E i turisti che entrano in chiesa, per un momento, sembrano più interessati a lui, pronti a scattargli una foto ricordo e ad augurargli “ateros chent’annos”. È qui che si intrattiene a parlare per alcuni minuti con il vescovo Sebastiano Sanguinetti che quest’anno ha benedetto i ceri prima della partenza. Ed è sempre da qui che li saluta, vedendoli scendere per la ripida via Caserma, prima di ritornare a casa nelle campagne di Nulvi.

 

 

 

I tre gremi

Sos Messajos – i Messai – hanno un candeliere di colore giallo che ricorda le spighe dei campi, sono i primi a lasciare la chiesa di San Filippo dove le enormi pale vengono custodite per quasi un anno dal 23 agosto sino al 14 agosto dell’anno successivo. Sono quelli che, una volta raggiunto il corso Vittorio Emanuele, si posizionano più lontani.

 

Sos Mastros – gli Artigiani – con un candeliere azzurro come il cielo, escono per secondi dalla chiesa che si trova alle spalle della chiesa parrocchiale della Vergine Assunta.

 

Sos Pastores – i Pastori – sono gli ultimi a uscire dalla chiesa di San Filippo e ultimi a entrare nella chiesa parrocchiale alla fine del lungo percorso.

Il corteo dei candelieri, solitamente, è chiuso da tre cavalieri con le bandiere dei tre gremi.

 

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Andrea Bazzoni - Gestione Uffici Stampa
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