Una rete solidale contro la violenza di genere

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Siglato questa mattina un protocollo interistituzionale che unisce quindici enti del territorio.


Sassari_sigla protocolloSassari 14 dicembre 2015 – Lo hanno definito come un passo in avanti contro la lotta alla violenza di genere, in grado di creare una maggiore sinergia tra tutti gli enti e le associazioni che ogni giorno combattono la stessa battaglia. Uno strumento in grado di poter far emergere quella parte del fenomeno, ancora sommerso, che vede le donne vittime di violenza. Questa mattina la sigla del protocollo operativo interistituzionale, che vede quindici enti coinvolti e partecipi nel fare fronte comune contro la violenza di genere, ha messo in luce quanto ancora, in molti casi, le donne non denuncino le aggressioni nei loro confronti da parte dei loro partner o ex partner.

«Una fenomeno quella della violenza contro le donne che – ha detto il sindaco di Sassari Nicola Sanna in apertura del suo intervento – si associa spesso a situazioni di disagio urbano. La nostra città non è attraversata, né più né meno, da fenomeni che interessano anche le altre città d’Italia. Rispetto alle altre realtà, però, noi abbiamop una rete, una presenza che altro non c’è o non è così diffiusa. A Sassari infatti sono presenti attività e volonari dai quali è nato l’impegno del progetto Aurora, che ci ha consentito di essere un presidio fondamentale e di costruire una rete che, grazie al nostro settore dei Servizi sociali, oggi si è consolidata con questo protocollo».

Quanto il progetto Aurora sia stato importante in questi quindici anni di attività, e ancora lo sia oggi, lo ha chiarito subito Agostino Loriga dell’associazione Andalas de Amistade che, per conto del Comune, gestisce il progetto assieme alla casa protetta e al progetto minori vittime di violenza assistita.

Da quando Aurora ha cominciato a muovere i primi passi a oggi, che è diventata una “adolescente consapevole”, sono stati 1421 i casi trattati. Nel 2015 il centro ha accolto 162 persone maltrattate, sono state 140 le consulenze psicologiche. Sempre quest’anno, la casa protetta ha ospitato 17 donne e 21 bambini vittime di violenza assistita.

Negli ultimi tre anni il numero delle donne seguite dal progetto Aurora è aumento, passando da 126 del 2013, alle 138 del 2014 e alle 162 attuali, mostrando non tanto forse un aumento del fenomeno della violenza quanto una emersione del fenomeno e una maggiore consapevolezza da parte delle donne. Perché molte donne – è stato detto durante il convegno di questa mattina a Palazzo di Città “violenza di genere e le sinergie operative nella città di Sassari” – ancora si vergogna a denunciare le violenze subite.

I numeri raccolti dal progetto Aurora negli ultimi 3 mesi parlano di un costante aumento di richieste di aiuto da parte di donne vittime di violenza intrafamiliare, compiuta prevalentemente da partner ed ex partner. A ciascuna unità corrisponde il volto di una donna, la vita di una vittima di violenza. 31 nuovi casi, 2 segnalazioni di vittime che anche in passato avevano chiesto aiuto, 23 nuove consulenze, oltre alle 15 donne che già da tempo sono in carico al centro antiviolenza. Sono i dati dell’ultimo trimestre registrati dal progetto Aurora, che ogni giorno offre uno spazio di consulenza psicologica e sociale, rivolto alle donne vittime di violenza, finalizzato a offrire interventi di aiuto in situazioni di maltrattamento. Donne, picchiate, abusate, stuprate, che hanno subito violenze fisiche e psicologiche. Ancora una volta i dati evidenziano una violenza che non conosce ceto sociale, colore di pelle, età o ricchezza. Nessun nuovo caso di autori di violenza sconosciuti alla vittima, mentre 27 sono membri della famiglia, per lo più partner (23 casi) e italiani (soltanto 3 casi di stranieri). Il centro accoglie non solo donne di Sassari, ma anche di molti comuni limitrofi.

Il centro antiviolenza opera a 360 gradi, nel centro di ascolto, nella casa d’accoglienza e in un lavoro di rete con il mondo dell’associazionismo e con gli altri Comuni del territorio. Le donne sono supportate durante tutto il cammino, e anche una volta uscite dalla casa Aurora, sono aiutate a trovare un alloggio e un lavoro, con tirocini formativi in diverse aziende. Con le ospiti dimesse dalla Casa di Accoglienza si sono condotti periodici colloqui di monitoraggio e sostegno nel percorso di reinserimento socio-relazionale. Tante sono anche le attività integrative non soltanto per le vittime di violenza, ma anche per i bambini ospitati nella casa protetta. Sono ad esempio stati avviati i progetti di pet terapy, nuoto baby e ludo lettura.

Da più di un anno è stato attivato inoltre uno Sportello Antistalking che garantisce assistenza e supporto alle vittime di stalking e interventi di trattamento e presa in carico degli autori degli atti di violenza di genere; questo sportello, istituito in base alla legge regionale n. 26 del 2013, evidenzia un’attenzione speciale rispetto alla necessità di agire direttamente alla radice del problema, lavorando sugli uomini maltrattanti perché possano, con l’aiuto degli specialisti, acquisire modalità relazionali più adeguate nel rapporto con l’altro sesso. Nell’ultimo periodo sono inoltre stati avviati percorsi di tutela dei minori per contrastare anche la violenza assistita, il fenomeno che vede i bambini testimoni della violenza di un genitore sull’altro.

Che il protocollo siglato oggi rappresenti un momento fondamentale lo ha detto anche l’assessora alle Politiche sociali Monica Spanedda«Ritengo che possa essere necessario al lavoro di tutti gli enti che hanno firmato questo atto unire i dati a disposizone per un’analisi più puntuale. In questo modo – ha sottolineato la rappresentante della giunta di Nicola Sanna – è possibile cogliere in maniera più efficace, dal punto di vista quantitativo e qualitativo, il fenomeno per un migliore intervento.

Potrebbe essere utile – ha proseguito – realizzare un foglio informativo condiviso che illustri alla donna il percorso che le consenta di accedere, passo passo, agli aiuto di cui potrebbe aver bisogno».

Alla stesura del protocollo, proposta e coordinata dal Comune, hanno preso parte tutte le realtà interessate nella lotta alla violenzail Comune di Sassari, la Prefettura, il tribunale ordinario, la Procura della Repubblica, il tribunale per i Minori e la Procura della Repubblica presso il tribunale per i Minorenni, il consiglio dell’Ordine degli Avvocati, l’Azienda sanitaria locale, la Questura di Sassari, il comando provinciale dell’Arma dei Carabinieri e quello della Polizia municipale, la commissione Pari Opportunità del Comune di Sassari, il consiglio direttivo dell’Ordine dei Medici chirurghi e odontoiatri della provincia di Sassari, il Cam (centro di ascolto uomini maltrattanti), l’associazione Confcooperative Sassari-Olbia e l’associazione sportiva “Progetto sport”.

Ciascuna ha portato il proprio contributo nell’indicare quale sia il campo di azione e le competenze di ciascuno e come si possano integrare con quelli degli altri attori.

Tra gli obiettivi, si legge nel documento, ci sono quelli di contribuire a far emergere il fenomeno della violenza di genere, predisponendo una mappatura delle azioni intraprese dai singoli soggetti e adottando una omogenea griglia di rilevazione dei dati utili; educare alla costruzione della cultura della non violenza, stimolando una diversa consapevolezza tra le generazioni attraverso la diffusione di iniziative e di interventi in tutto il territorio dell’ambito del plus; programmare la formazione degli operatori che, per la loro funzione, vengono a contatto con le persone che richiedono aiuto; promuovere la pianificazione e la realizzazione di interventi coordinati finalizzati alla prevenzione della violenza di genere, alla protezione, al sostegno e alla promozione di percorsi tesi a garantire la qualità della vita delle vittime.

Fondamentale sarà il Tavolo permanente, previsto dallo stesso protocollo, che servirà a sviluppare la conoscenza reciproca tra i soggetti firmatari e la rete dei servizi, migliorare le metodologie d’interazione, condividere informazioni rispetto ai propri servizi e procedure d’accesso con gli altri aderenti al protocollo, individuare le criticità del territorio e le priorità verso le quali gli aderenti al protocollo dovrebbero intervenire studiando le possibili soluzioni operative e garantire l’osservanza della metodologia operativa e delle attività previste nel protocollo.

In particolare, la possibilità di un confronto dei dati in possesso di ciascun ente potrebbe consentire, a opera delle competenti Istituzioni territoriali, l’elaborazione di mirati interventi sociali finalizzati alla eliminazione delle relative cause di violenza. Così, elaborare i dati dell’ultimo trimestre del centro Aurora che evidenziano il costante aumento di richieste di aiuto da parte di donne vittime di violenza intrafamiliare, con quelli forniti da tribunale e Procura sul numero di procedure per separazione e divorzio in cui componenti del nucleo familiare sono stati oggetto di reiterate violenze fisiche o sessuali potrebbe aiutare a capire se ci sia una correlazione e quali attività possano essere messe in campo per evitare che si creino altre situazioni simili.

 

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Andrea Bazzoni - Gestione Uffici Stampa
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