Echinococcosi, negli ovini un vaccino per combatterla

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Dai dati del Cenre, in Sardegna interessato il 95 per cento degli allevamenti. La zoonosi nell’isola colpisce l’uomo quasi sette volte più che nella penisola.

 

Izs_Ovini al pascoloSASSARI 22 aprile 2014 – «Contro l’echinococcosi cistica in campo un piano di intervento che preveda l’uso di un vaccino per gli ovini, che rappresentano gli ospiti intermedi, e che viene già ampiamente utilizzato in Australia, Nuova Zelanda, Cina e Sud America. Si tratta di una profilassi di nuova generazione che, sicuramente, rappresenta un innovativo strumento efficace di lotta contro questa zoonosi e rafforzerebbe le strategie attualmente a disposizione». È la novità emersa negli ultimi incontri organizzati di recente a Sassari e Olbia dal Centro nazionale di referenza per l’echinococcosi-idatidosi (Cenre) dell’Izs Sardegna e che hanno consentito di fare il punto sulla situazione.

La malattia, trasmissibile dagli animali all’uomo, ancora oggi rappresenta un problema di sanità pubblica e nel bacino del Mediterraneo è considerata una delle principali parassitosi degli animali in produzione zootecnica. Da qui l’importanza del vaccino che, già usato in altri continenti, potrebbe essere inserito in un piano di intervento ad ampia scala, come suggeriscono sia l’Oms che il ministero della Salute e l’Izs per la Sardegna.

 

Il tema sarà ancora al centro dei prossimi incontri che il Cenre, diretto da Giovanna Masala, ha organizzato per il 27 e 29 maggio a Pavia e Perugia. Due giornate in cui gli esperti sardi incontreranno i colleghi degli Istituti zooprofilattici e delle Asl di Lombardia, Emilia Romagna e Umbria-Marche per parlare di echinococcosi cistica negli animali e nell’uomo.

 

In Sardegna questa malattia è presente nell’uomo con alta prevalenza e con alti costi socio-sanitari. «L’uomo – spiega Giovanna Masala – si può infettare ingerendo cibi contaminati con le microscopiche uova del parassita adulto che si disperdono nell’ambiente, una volta emesse con le feci da un cane che si è infettato ingerendo viscere di ovino con cisti. E’ noto – aggiunge ancora la responsabile del Cenre – che la persistenza di questa parassitosi è legata alla convivenza tra il cane e la pecora non correttamente gestita».

 

L’uomo quindi può fungere da ospite intermedio occasionale, se ingerisce cibo contaminato dalle uova dell’echinococco (Echinococcus granulosus), e sviluppare le cisti. Spesso le infezioni contratte in età giovanile vengono diagnosticate dopo anni. La natura e l’intensità delle manifestazioni cliniche dipendono dalla localizzazione e dalle dimensioni della cisti. Più del 90 per cento si localizzano nel fegato ma anche nei polmoni e, spesso, si evidenziano casualmente in concomitanza con indagini ecografiche o radiografiche effettuate per vari motivi.

 

«L’analisi dei dati relativi ai ricoveri ospedalieri degli ultimi dieci anni – riprende Giovanna Masala – ha evidenziato che ogni anno in Sardegna si verificano 7,6 casi ogni 100.000 abitanti, a fronte di una media nazionale di 1,7 casi per 100.000. Annualmente nella nostra isola si ammalano di echinococcosi in media 126 persone con una spesa di 750.000 euro che grava sul bilancio del servizio sanitario regionale».

L’alto numero di ricoveri comporta notevoli costi dovuti alla durata dell’ospedalizzazione e ai complicati interventi chirurgici, ma anche alle giornate lavorative perse dai pazienti e alle spese aggiuntive dovute al coinvolgimento dei familiari.

 

La Sardegna, con circa 11.000 allevamenti ovini, rappresenta un serbatoio importante per il mantenimento del ciclo del parassita. In un recente studio epidemiologico condotto dal Centro di referenza dell’Istituto zooprofilattico, infatti, è emerso che il 95 per cento degli allevamenti sono risultati positivi per l’echinococcosi con il 49 per cento dei capi infestati.

 

«Le azioni indispensabili da intraprendere – aggiunge ancora Giovanna Masala – dovranno essere prioritariamente di tipo normativo, educativo e sanitario integrate in un progetto unico che preveda azioni immediate e continuative che si protraggano nel tempo.

 

«E’ necessario affrontare tale problematica con competenze e attività multidisciplinari – afferma il direttore generale dell’Izs Sardegna Antonello Usai – con imprescindibile collaborazione inter-istituzionale che porti all’integrazione tra medicina umana e veterinaria.

«Lo scambio reciproco delle informazioni sarà fondamentale nelle fasi di programmazione di interventi integrati socio-sanitari e renderà più efficaci ed efficienti le attività di sorveglianza di tutte le zoonosi, in particolare dell’echinococcosi», conclude Antonello Usai.

 

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Andrea Bazzoni - Gestione Uffici Stampa
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